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"Che darà l'uomo in
cambio di se stesso?" Il
mondo andrà avanti, riprenderà a fiorire anche dopo una eventuale catastrofe
nucleare, il progresso riprenderà... "ma noi non ci saremo". Il mito del progresso, che
sembra resistere anche alla distruzione delle bombe atomiche, viene smontato
da Guccini con questa semplice struggente osservazione: noi non ci saremo.
Perchè in effetti, come dice il Vangelo, "che vale all'uomo conquistare il mondo intero se poi
perde se stesso? che darà l'uomo in cambio di se stesso?". In
questa canzone c'è dunque l'intuizione del valore infinito e insostituibile
della persona, la percezione dell'esigenza di essere, di felicità, di
pienezza che ogni persona porta con sè. E' la domanda semplice ed essenziale
sul destino ultimo della persona:
per che cosa siamo fatti? per esistere o per scomparire? Non
si può rispondere a questa domanda affermando che comunque anche se non c'è
un destino buono per il singolo ci sarà il progresso e il futuro radioso per
l'umanità: l'umanità non è
astratta, passa attraverso la concretezza di ogni singolo uomo. Infatti... Le domande
fondamentali dell'uomo "segnano l'emergere nella natura proprio della
dimensione personale dell'uomo,
della originalità irriducibile della sua personalità.
Quelle domande costituiscono la mia persona, si identificano con la mia
ragione e coscienza, sono il contenuto della mia autocoscienza: la loro
soluzione, l'avverarsi del loro significato deve toccare me, riguarda direttamente me.
Una risposta non è data se non è data a me
e per me. Le domande sono il mio io: e nella soluzione progressista l'io non ha risposta, è
alienato"[1]. E'
quello che Dostoevskij
fa dire chiarissimamente ad un personaggio de I fratelli Karamazov: "Io ho creduto (nel futuro radioso
dell'umanità), e perciò voglio vedere anch'io, e se allora sarò già morto mi
devono risuscitare, perchè se tutto accadesse senza di me sarebbe avvilente.
Non ho sofferto per concimare con le mie colpe e le mie sofferenze una
armonia futura in favore di chissà chi! Voglio vederlo coi miei occhi il
daino che gioca accanto al leone, e l'ucciso che si rialza e abbraccia
l'uccisore. Voglio esserci anch'io, quando tutti sapranno finalmente perché
le cose sono andate così"[2]. |
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Vedremo soltanto una sfera di fuoco più grande del sole, più vasta del mondo nemmeno un grido risuonerà... E catene di monti coperte di neve saranno confine a foreste di abeti mai mano d' uomo le toccherà e solo il silenzio come un sudario si stenderà fra il cielo e la terra per mille secoli almeno ma noi non ci saremo, noi non ci saremo... E il vento d' estate che viene dal mare intonerà un canto tra mille rovine fra le macerie delle città tra case e palazzi che lento il tempo sgretolerà fra macchine e strade risorgerà il mondo nuovo ma noi non ci saremo, noi non ci saremo... E dai boschi e dal mare ritorna la vita e ancora la terra sarà popolata fra notti e giorni di sole farà le mille stagioni e ancora il mondo percorrerà gli spazi di sempre per mille secoli almeno, ma noi non ci saremo, noi non ci saremo. |
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